Etimologia del nome
Il nome esatto è Caiazza, derivato da Caiatia. L’etnico è caiazzano. Da non molto prevale caiatino, come in antico. Spesso è stata confusa con Calatia, oggi Calazze, presso Maddaloni. L’interpretazione del nome osco KAIATINIM è difficile: potrebbe riferirsi alla tribù che per prima occupò il luogo.
Storia
Le leggende narrano che Caiazzo fu fondata da Calatia, una ninfa figlia di Tifata, ardentemente amata dal dio Volturno, rifugiata in questo luogo per sfuggire all’ira del padre. Gli antichi scrittori ne hanno parlato come città “perantiqua” cioè antichissima mentre gli antichi storici affermano che Caiatia fu fondata dagli Osci tra il IX e l’VIII secolo a. C., i Sanniti della pianura.
La città rifatta completamente in epoca romana, forse al tempo della colonia, sorse su un piano lievemente inclinato verso Sud, ebbe al centro un decumano fra le porte a Ovest e ad Est, su cui si affacciarono quattordici cardini o traverse, quasi tutte in discesa.
Non proprio al centro ebbe il foro, nel quale il benemerito caiatino Marco Gavio edificò parapetti di sostegno.
Contenuto nel grande quadrato urbano si distingue un quadrato minore, probabile resto di una Caiazzo costruita con tecniche greche, dopo ché la popolazione scese dalla ristretta acropoli al luogo attuale.
Durante la seconda guerra sannitica fu espugnata dal console Giunio Bubulco; verso il 90 a. C. fu violentemente saccheggiata da Silla, dato che si era schierata con gli Italici nella guerra sociale.
Aveva avuto una zecca in epoca osca, e la riebbe in epoca imperiale.
Ebbe la colonia romana, divenne municipio, e fu iscritta alla tribù rustica Falerna.
Da alcuni si parla di culti italici campani in Caiazzo: Giano, Evone (Apollo campano), Priapo.
In epoca imperiale si sa del tempio di Venere (forse presso S. Maria di Costantinopoli) e di altri.
Alcune lapidi sono onorarie, e ripetono nomi della casa imperiale Giulia. Questo ha fatto pensare o a benefici ottenuti o alla presenza in Caiazzo e dintorni (Cesarano) di persone o fatti attinenti alla casa imperiale.
Coi Longobardi Caiazzo fu gastaldato poi, quando Capua fu elevata a principato, Caiazzo passò contea; primo conte sembra sia stato Arialdo. Era consignoria, e perciò tutti i maschi succedevano al genitore. Durò così fino al 1058, e gli ultimi conti longobardi furono Landenulfo e Giovanni.
I normanni de Quarrel (de Quadrells) Drengot principi di Capua, furono anche conti di Caiazzo, verso il 1065.
Rainulfo II partecipò alla crociata, e con lui andarono in Terra Santa alcuni cavalieri di Caiazzo: tre Melchiorri, e un Prisco, Plancano, Gizi, Gentile, Sparano.
La contea rimase alla Corona per un certo tempo, e con Casa Angiò fu data ai De Clignette, poi, per matrimonio, ai Sanseverino: primo fra essi Roberto morto a Trento. Nel 1501 gli successe Gianfrancesco, e a questi nel 1507 Roberto. Dai Sanseverino passò ai De Rossi per matrimonio.
Nel 1593 Ercole de Rossi vendette titoli e diritti a Matteo de Capua, benemerito di Caiazzo, che fece costruire la via per Napoli con scafa a Cesarano, e il convento della Madonna delle grazie. G. C. de Capua vendette tutto a Bardo Corsi patrizio fiorentino nel 1615.
I Corsi fecero modificare il titolo di “conte” di Caiazzo, vecchio di otto secoli, con quello di “marchese” di Caiazzo. Durarono fino all’abolizione della feudalità, e nel 1836 l’ultimo di essi vendette ogni cosa ai De Angelis.
Negli annali di Caiazzo si ricorda: l’occupazione da parte di Ruggero II nel 1135; la venuta dell’Imperatore Federico II nel 1229, quando cacciò il vescovo e le famiglie guelfe, e impose un nuovo vescovo; l’istituzione a Caiazzo della schola rationum, una specie di corte dei conti con giurisdizione su Terra di Lavoro, Abruzzo e Principato (Benvento-Avellino), fatta fondare da Pier della Vigna; l’assedio da parte di Re Alfonso I il quale riconobbe s. Ferdinando d’Aragona vescovo di Caiazzo come suo antenato, e poi tenne gelosamente nel castello, Lucrezia d’Alagno, per la quale veniva a cavallo da Napoli; la terribile peste nel 1656 che spopolò specie la campagna di Caiazzo; la occupazione austriaca nel 1707.
Nel Giugno 1799 il popolo insorse contro i Francesi; i borghesi collaborazionisti furono arrestati e portati in carcere a Capua: capo della rivolta Domenico Insero.
Nel 1820 si costituì la vendita di carbonari che decisero la morte dei fedeli realisti.
Nel Settembre 1860, Caiazzo fu presidiata dall’esercito di Napoli, l’8, le Guardie nazionali erano fuggite, e il 16 avvenne l’assalto popolare alla loro caserma; il 18 le forze borboniche lasciarono Caiazzo, che il 19 fu occupata dai Garibaldini che si barricarono in città (sui 1.200 uomini), il 21 giunsero i soldati borbonici: quattro ore di lotta, assalto e presa di Caiazzo con forti perdite per i Garibaldini (morì il loro capo Cattabeni). Il 22 le forze borboniche partirono, e il 25 arrivarono i Piemontesi.
Nell’Ottobre 1943, l’antica cittadina subì, dopo 83 anni, nuovi fatti di guerra. I Tedeschi che la presidiavano, di fronte all’avanzata della 34° Divisione americana, si ritirarono su 4 posti a N. (bivio di Taverna), a SO (Cappuccini), a NE (Sannitica), a E (s. Giovanni e Paolo), ma il 168° reggimento americano sorpassò Caiazzo dirigendosi verso Taverna. Constatato l’accerchiamento, i Tedeschi si ritirarono, e gli Americani occuparono la città: era la notte del 13/14 Ottobre. Il giorno dopo bombardamento americano sul territorio. La popolazione aveva abbandonato Caiazzo il 4 Ottobre, per ordine dei Tedeschi.
Fra distruzioni dei guastatori tedeschi e cannonate americane, al mattino del 12, Caiazzo “sembrava preda di scoppi e di sinistre colonne di fumo”.
Gli stessi incendi avvenivano a San Giovanni e Paolo, dove la sera del 12 erano stati sterminati 22 innocenti per un tedesco ucciso (al cimitero, lapide sulla loro tomba, quasi tutta dettata dal filosofo Benedetto Croce).
E per errore, nel pomeriggio del 27 Gennaio ’44, un altro grave bombardamento americano!
Manifestazioni
A Caiazzo nel passato vi erano tre importanti fiere: “A Matalena” (22 luglio ancora oggi esistente); “A Santella”(14-15 agosto); “Santu Stefano” (fine di ottobre).
Medievocando, rievocazione storica tra i vicoli del borgo (prima settimana di giugno)
Cosa vedere
Il Castello normanno con la torre aragonese, Chiosco di San Francesco, Palazzo Savastano, Cappella Egizi, Piazza Santo Stefano Menicillo, Archivio Storico Diocesano, Cattedrale, Portale Annunziata, Museo Kere, Area Archeologica di Palazzo Mazziotti, Palazzo delle Terme, Portali Catalani, Chiesa di San Pietro del Franco, Mura Megalitiche di Largo Fossi, Ruota degli Esposti.
La cucina e i prodotti tipici
Sulle colline sono nate aziende agrituristiche e agricole che, con dedizione e passione, hanno riscoperto e valorizzato la tradizione rurale di questo territorio, dedicandosi principalmente alla coltivazione di uliveti e vigneti, per offrire ai propri ospiti prodotti tipici locali di grande pregio.
Il clima ventilato, fresco d’estate e mite d’inverno, e la qualità del terreno, fertile e argilloso, creano una felice combinazione tale da rendere il paesaggio caiatino luminoso, ridente e rigoglioso.
È su queste colline che viene coltivata la nobile “Oliva Caiazzana” e dove è nato il vino preferito dai Borbone, il Pallagrello, ottenuto da uno dei rari vitigni a bacca sia rossa che bianca.
Questi prodotti, dal gusto unico ed inconfondibile, sono i protagonisti assoluti delle varie manifestazioni che Caiazzo ospita durante tutto l’anno.
Caiazzo, dunque, si distingue per il suo spirito di accoglienza, per i suoi ritmi sereni, per il rispetto verso la sua storia e la sua terra. Tutto ciò ha fatto sì che fosse sempre di più la città del buon vivere, un territorio di riferimento per le comunità limitrofe, tanto da aver conquistato meritatamente e con impegno il ruolo prestigioso di coordinamento nazionale dell’Associazione CittàSlow, non solo, ma anche di Città dell’Olio, riconoscimento ottenuto negli ultimi anni.